2. Buddhismo Zen e Filosofia: un incontro possibile?
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2. Buddhismo Zen e Filosofia: un incontro possibile?
Abstract:
L’intento di questa lezione è di presentare la cosiddetta «scuola di Kyōto», la
corrente più nota e probabilmente più originale della filosofia giapponese
contemporanea, cercando di metterne in luce il fondamentale rapporto con il
buddhismo. Dopo una breve introduzione generale, ci si soffermerà in
particolare sulla figura di Kitarō Nishida (1870-1945), il primo filosofo ascrivibile
a questo movimento. Essendoci ancora poche traduzioni di testi di Nishida in
italiano, ci si limiterà ad alcuni spunti dalla sua prima opera, Uno studio sul
bene (Mimesis, 2017), analizzando in particolare il concetto di esperienza pura.
Docente:
Prof. Enrico Fongaro
Seminario 2
Abstract:
Storicamente, il pensiero occidentale ha mostrato un forte interesse per la filologia orientale, come si è manifestato, ad esempio, in Germania nelle traduzioni di August Wilhelm Schlegel nel XIX secolo e nei trattati storico-filosofici di Paul Deussen a cavallo del XX secolo; per non parlare delle opere fondamentali di altri autori come Abraham Hyacinthe Anquetil-Duperron (1731-1805) o Eugène Burnouf (1801-1852) in Francia, e William Dwight Whitney (1827-1894) negli Stati Uniti.
Tuttavia, all'inizio del XXI secolo, rimane una sfida avvicinarsi alle tradizioni non occidentali come filosofia. Questo è senza dubbio il caso degli scritti del buddista zen Dōgen, come documentano i titoli programmatici e i meticolosi commenti delle pubblicazioni più recenti. A queste difficoltà occidentali si possono contrapporre quelle giapponesi, come l'esempio del filosofo giapponese Tanabe Hajime (1889-1862), che affronta il compito a testa alta.
In contrasto con l'esitazione occidentale ad avvicinarsi alle risorse extraeuropee, che oggi incide sull'autocomprensione della filosofia, già nel 1937 Tanabe cercò di ricostruire il pensiero del monaco medievale come completamento di una dialettica buddista e come precursore del postmodernismo che supera l'"ontologia dell'essere" occidentale.
Su questo sfondo, il seminario si occupa delle possibilità e dei limiti di interpretare i testi di Dōgen nel loro contenuto intrinseco e non, appunto, come introduzione propedeutica o istruzione pratica per una vita in monastero. La domanda iniziale "se i testi di Dōgen manifestano la religione e/o la filosofia?" mira al contenuto cognitivo dei testi, alla forma del testo come fine a se stesso nel percorso della pratica buddista.
Questa domanda non è interessante solo da una prospettiva filosofica globale o dōgeniana, poiché la discussione su/di/con Dōgen rinnova un confronto tra filosofia e buddismo in generale, che ricorda Arthur Schopenhauer (1788-1860). Mentre un gran numero di persone si occupava di buddismo all'epoca, pochi erano i filosofi che discutevano di buddismo nel contesto della filosofia, come fece Schopenhauer.
Docente:
Prof. Ralf Müller, Ricercatore presso CUNY Graduate Center (New York City, USA)