La dottrina del Buddhismo: sviluppo e caratteristiche del Mahāyāna
La Prof. Emanuela Magno, docente di storia della filosofia buddista presso l'Università degli Studi di Padova, ci presenta la nascita del buddhismo indiano e originario, delineando i contenuti e lo sviluppo della corrente Mahāyāna.
Dal Buddha storico allo sviluppo della corrente Mahāyāna
Il Seminario “La Dottrina del Buddhismo: Sviluppo e caratteristiche del Mahayana” è il primo incontro del Corso Triennale di Buddhismo Zen, un percorso di studi volto a conoscere lo zen attraverso un’analisi della storia, della filosofia e della pratica della grande tradizione buddhista. La prof.ssa Emanuela Magno ci accompagna in un percorso che esplora i fondamenti storici e filosofici, per iniziare uno studio sul Buddhismo Mahayana. La famiglia buddhista da cui deriva, a sua volta, lo Zen. Dopo un primo chiarimento su che cosa si intende per buddhismo e quali sono i presupposti e i caratteri generali comuni a tutte le scuole della religione orientale, presentata un profilo accurato del Buddhismo Mahayana che ne comprende sia la storia sia le basi del pensiero. Poi approfondisce il senso degli insegnamenti fondamentali, partendo dall’analisi delle opere dei due maestri più rappresentativi: : Nagarjuna e Vasubandhu.
Il programma
Nella prima lezione, la professoressa Magno spiega che cosa si intende per buddhismo.
Una volta chiarite le origini del termine buddhismo, nato in Occidente per descrivere il complesso delle scuole orientali derivate dall’insegnamento del Buddha, viene poi delineata brevemente l’evoluzione delle scuole buddhiste, illustrando la loro espansione tra l’India e l’Estremo Oriente e distinguendone le tradizioni sviluppatesi nei millenni.
Nella seconda lezione, si chiarisce meglio chi fosse il Buddha Shakyamuni, il fondatore del buddhismo, ripercorrendo la sua vita dalla nascita, all’infanzia principesca. Fino al percorso ascetico e spirituale che lo avrebbe portato al Risveglio, in un percorso tra storia e leggenda.
Il racconto dell’esperienza del Buddha porta direttamente alla spiegazione degli insegnamenti fondamentali che ne derivano e che costituiscono le basi della Via per il Risveglio buddhista: le Quattro Nobili Verità.
Nella terza lezione, il fuoco si concentra su due concetti fondamentali della visione dell’esistenza per la filosofia buddhista: la teoria del Non Sé, o anatta, e la Co-originazione Dipendente, o pratitya samutpada.
Attraverso la teoria del Non-Sé, viene dimostrata l’inconsistenza dell’essere umano a partire dall’analisi dei suoi cinque aggregati, senza l’interazione dei quali è impossibile l’esistenza. Da qui dell’inconsistenza dell’Ego.
Attraverso la Co-originazione Dipendente, viene percorsa la catena di cause e di effetti che porta gli uomini, dall’ignoranza della loro vera natura, a sviluppare l’Ego e quindi mettere le radici della sofferenza esistenziale che la via del Buddha si propone di estinguere.
Nella quarta lezione, vengono mostrati gli strumenti con cui la pratica buddhista aiuta a conseguire il Risveglio: L’Ottuplice Sentiero e le pratiche meditative.
L’Ottuplice Sentiero comprende precetti etici: la Retta Parola, la Retta Azione e i Retti Mezzi di Sussistenza. Comprende l’atteggiamento con cui affrontare la via del Risveglio: la Retta Visione, la Retta Intenzione e il Retto Sforzo. E le virtù che aiutano la praticala: Retta Presenza Mentale e la Retta Concentrazione.
Sia i precetti etici, sia gli atteggiamenti e sia le virtù sono aiutate dal perfezionamento delle pratiche meditative: shamata e vipassana. Rispettivamente, la meditazione concentrata su un oggetto preciso su cui porre l’attenzione e la meditazione che ha come scopo lo sviluppo di una consapevolezza che comprende ogni fenomeno della circostanza in cui si trova. Attenzione al corpo e attenzione al pensiero sono gli strumenti basilari, per potersi incamminare sulla Via del Risveglio.
In questa lezione, si parlerà del buddhismo Mahayana, la famiglia di scuole del Grande Veicolo che dall’India si svilupperanno tra la Cina e il Tibet. E si espanderanno per tutto il Medio Oriente.
In un breve profilo, verranno evidenziate tutte le caratteristiche dell’evoluzione che separerà le scuole della via del Bodhisattva da quelle dei Nikaya e della dottrina degli Anziani e tutti gli spunti per le differenze filosofiche che divideranno i maestri mahasanghika dalla scolastica dell’Abhidharma.
Qui la professoressa Magno presenta la figura Nagarjuna, fondatore della Scuola di Mezzo, o Scuola del Vuoto, e uno dei massimi maestri del Buddhismo Mahayana.
Vengono tratteggiati i principali concetti con cui Nagarjuna muove la sua critica verso la scolastica buddhista dell’Abhidharma: la teoria del Vuoto e il sistema dialettico del Tetralemma, volto a dimostrare l’inconsistenza della realtà in ogni dimensione possibile.
Il corso prosegue illustrando le caratteristiche del pensiero di Nagarjuna e concentrando l’attenzione sui passi salienti della sua opera più importante: Le Stanze del Cammino di Mezzo.
In quest’opera, Nagarjuna usa il metodo del Tetralemma per smontare, pezzo per pezzo, la consistenza oggettiva dei concetti principali della filosofia buddhista. Arriva a spiegare, in ogni aspetto, la sua interpretazione radicale della dottrina del Non-Sé. Sviluppa così intuizioni sull’interpretazione della dottrina buddhista, che rappresenteranno uno spunto fondamentale per le scuole successive.
In questa lezione incontreremo il pensiero di un altro protagonista della storia buddhista della scuola Mahayana: Vasubandhu, fondatore della scuola Yogacara, Scuola dello Yoga o Scuola della Sola Coscienza.
In un percorso tra le pagine della sua opera più famosa, Le Trenta Stanze della Rappresentazione Coscienziale, viene delineata l’analisi dettagliata che Vasubandhu compie sul ruolo della coscienza nella rappresentazione del mondo.
E quindi nello sviluppo della coscienza dell’Ego e della sofferenza esistenziale.
L’ultima lezione del corso accenna all’opera di traduzione che permise la trasmissione del buddhismo dall’India alla Cina e a tutto l’Estremo Oriente, dove gli insegnamenti del Buddha e dei Grandi Maestri permetteranno la nascita di diverse scuole, tra cui lo Zen.
Un’ultima riflessione viene dedicata ad un fenomeno peculiare: il modernismo buddhista, cioè il tentativo ottocentesco di adeguare le radici buddhiste alle aspettative della cultura occidentale. Uno spirito che anima ancora molto del tentativo di fondare un buddhismo occidentale oggi, tra Stati Uniti e Europa.
Docente

Prof.ssa Emanuela Magno
Insegna Storia della Filosofia buddhista presso l’Università degli Studi di Padova.
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