BUDDHISMO IMPEGNATO O SOLIPSISTICO?
Tutte le newsI movimenti moderni del buddhismo socialmente impegnato iniziarono ad apparire dopo la Seconda Guerra Mondiale, lanciando campagne di massa per azioni sociali, economiche, politiche, e giustizia ambientale in India, Vietnam, Tibet, Sri Lanka, Asia orientale, e infine l’Occidente. Lungo la strada, i leader di questi movimenti hanno prodotto una nuova letteratura basata sugli insegnamenti buddhisti tradizionali, spesso ridefinendo i concetti centrali di sofferenza, moralità, interdipendenza e liberazione. Alcuni si sono allontanati dalla metafisica e dal ritualismo del passato e hanno abbracciato nuove idee di diritti umani, uguaglianza sociale, e attivismo pubblico. Queste idee hanno contribuito a plasmare le nozioni emergenti di Identità e condotta buddhista, pur rimanendo vicini alle strade e quartieri in cui le comunità hanno lottato per la sopravvivenza e il rispetto. Negli anni ’80, gli studiosi hanno iniziato a indagare e documentare i movimenti in monografie, articoli di riviste, antologie e riferimenti. Hanno indagato le origini e le dinamiche del nuovo Buddismo, i suoi debiti verso il passato e la sua sinergia intellettuale e sociale di valori nel presente. All’inizio, hanno identificato un nucleo di caratteristiche comuni del “Buddhismo Impegnato[1]” così come si manifesta a livello internazionale, vale a dire, la sua attenzione alle nozioni terrene piuttosto che trascendenti di liberazione, alle cause sociali piuttosto che psicologiche della sofferenza umana, azione collettiva nonviolenta fondata sui principi buddhisti, sui valori umanitari condivisi con le tradizioni non buddhiste, e su un ecumenismo non dogmatico che collegava i buddhisti con altre comunità progressiste in tutto il mondo. I termini “Buddhismo socialmente impegnato” e “Buddismo impegnato” venne definito da questi marcatori, mentre i movimenti, le letterature, e i pensatori che mancavano o si opponevano a loro non erano inclusi nella conversazione.
L’emergere dell’interesse generale per il buddhismo impegnato ha poi coinvolto l’interesse delle istanze accademiche che hanno trovato la loro strada, in generale, in lavori e corsi di indagine sulla tradizione buddhista nei college e nelle università, mettendo insieme ricerche per coprire l’evoluzione, l’estensione e le manifestazioni del buddhismo impegnato e dell’Eco-impegno del Buddismo.
Nel buddhismo impegnato, data la sua coerente identificazione con la libertà, l’uguaglianza e la fraternità (per citare l’innesto di B. R. Ambedkar degli ideali rivoluzionari occidentali nel suo buddismo “nuovo veicolo”[2]), si ha il diritto di chiedersi che cosa abbia influenzato questa partenza. Una base risiede nella interpretazione del titolo di un primo libro di Thich Nhat Hanh, a cui generalmente viene attribuito il merito di aver coniato il termine “buddismo impegnato”. In effetti, è stato il titolo tradotto per la prima volta in inglese come “Engaged Buddhism” (1965). Il titolo originale vietnamita giapponese “Dao Phat Di Vao Cuoc Doi” significa letteralmente “Entrata del Buddhismo nella società”, secondo un elenco di opere di Thich Nhat Hanh fornito da Plum Village, la comunità di Thich Nhat Hanh. Ma Thich Nhat Hanh, il cui inglese era ben fluente, approvò il termine “buddhismo impegnato” come la migliore traduzione per descrivere i modi in cui il buddhismo è praticato nell’educazione, in economia, politica e società in generale.
In piena guerra del Vietnam, Thich Nhat Hanh, accompagnato da alcuni monaci, religiosi e laici buddisti, rompeva con una tradizione apolitica vecchia di 2.500 anni fondando l’Ordine Tiep Hien, cercando in questo modo di riavvicinare le pratiche etiche e contemplative buddiste alle questioni sociali. I membri dell’ordine organizzarono delle manifestazioni contro la guerra, il sostegno ai renitenti e diversi progetti di soccorso e di assistenza sociale. Benché questo movimento sia stato presto represso nel Vietnam, Nhat Hanh ha continuato a condurre attività simili durante il suo esilio in Francia, e la nozione di “buddismo impegnato” si è diffusa ovunque. Una delle sue principali espressioni in Occidente, il Buddhist Peace Fellowship[3], si propone di “apportare una prospettiva buddista agli odierni movimenti pacifisti, ecologisti, di azione sociale” e “di sollevare domande di ordine ecologico, femminista, pacifista e di giustizia sociale presso i buddisti occidentali”.
Ma il buddhismo impegnato si dovrebbe identificare con qualsiasi pratica buddhista che “entra a far parte della società”, vale a dire, va oltre la pratica personale, spirituale o rituale. La natura di questa pratica non dovrebbe essere predeterminata o giudicata. Il buddhismo impegnato può promuovere “principi eticamente sani”, può esercitare un’influenza compassionevole ma, mal portato, anche divisiva nella società, nella politica e nella cultura talvolta anche violento con movimenti monastici e laici intolleranti come quelli in Myanmar che presentano un “buddismo etnocentrico impegnato” e “protezionista impegnato”[4]. In entrambi i casi “significa semplicemente [un] Buddhismo che è coinvolto nella società, e il concetto perde parte del suo significato prevalente di essere una forma palese di attivismo buddhista quando questo non ne rispetta più un’etica e morale di base.
Sicuramente, questo non è ciò di cui Thich Nhat Hanh o altri precettori del buddhismo impegnato avevano in mente. Per quanto riguarda le influenze di divisione nella società, ad esempio, Thich Nhat Hahn include nelle sue “Quattordici linee guida per il Buddismo impegnato”[5] il precetto, “Non pronunciare parole che possano creare discordia e causare la rottura della comunità. Fare ogni sforzo per riconciliare e risolvere tutti i conflitti, per quanto piccoli” (in “The Fourteen precetti”, par. 12)[6], infatti, chiunque professi identità buddhiste interagisce con i propri pensieri, opinioni e con queste portate nella società.
Errore molto popolare: avere il coraggio delle proprie opinioni: si tratta piuttosto di avere il coraggio di mettere in discussione le proprie opinioni!
Friedrich Nietzsche
C’è da domandarsi se “tutto il buddismo è impegnato?”. La risposta è nel ricordare che tutto il buddhismo impegnato trova le origini della sofferenza nella società oltre che nella mente umana. La liberazione dalla sofferenza è cercata in questa vita, non nell’estinzione delle rinascite future, e la pratica buddhista viene estesa per includere risposte collettive ai fattori strutturali sociali di stress e di disfunzione politica, economica, sociale e ambientale. I buddhisti impegnati servono le loro comunità con atti di benefico impegno per le riforme sociali. Questi modelli notiamo che in genere non compaiono tra le comunità buddhiste tradizionali in Asia, o in Occidente, dove l’industria della consapevolezza (Mindfulness) ha ancora una volta, in parte, privatizzato la pratica del Buddhismo.
La vita di pratica di un “buddhista impegnato” dovrebbe essere, da una parte, incentrata su una pratica buddhista personale per il raggiungimento della serenità interiore che può avere effetti positivi sugli altri per aiutare a canalizzare energia positiva per scopi altruistici nella società, e dall’altra parte sull’attivismo sociale come bilanciamento di questi due aspetti della sua vita. Una delle idee del buddhismo impegnato è quella di esortare monaci, monache e praticanti laici a non essere spettatori, vivendo una vita ermetica isolata dalla società, ma a impegnarsi attivamente per alleviare la sofferenza degli altri. Alla base di questa idea c’è la nozione di “interessere” esposta anche da Thich Nhat Hanh secondo la quale ognuno di noi è interconnesso agli altri in una complessa rete di cui forse ancora non siamo pienamente consapevoli.
Avete preso lezioni solo da quelli che vi hanno ammirato, trattato con tenerezza e vi hanno lasciato la via libera?
Non avete appreso anche grandi lezioni da quelli che vi rifiutano e che si oppongono a voi ostinatamente o che vi trattano con disprezzo o che vi contendono il passaggio?
Walt Whitman[7]
La diffusione di un buddhismo impegnato in occidente è da ricercarsi anche nella sua capacità di tradurre in modo comprensibile e coinvolgente per un vasto pubblico i concetti filosofici alla base del buddhismo, senza perdere di vista i suoi aspetti fondamentali, ma facendo loro da ispirazione per l’impegno sociale e il reciproco aiuto. Questo è il segreto della grande diffusione del Buddhismo impegnato: proporre una pratica di vita immediatamente applicabile, volta ad aiutare gli altri e adattabile alle diverse realtà riuscendo a preservare i concetti fondamentali del Buddismo Mahāyāna, traducendoli e rendendoli accessibili.
Nel libro “Seeking the Heart of Wisdom”, Joseph Goldstein e Jack Kornfield [8] insegnanti di Vipassana, suggeriscono che sia la pratica interiore sia il servizio sociale sono elementi importanti del percorso spirituale. “Il Vipassana in Occidente” dicono “ ha posto una grande enfasi sulla meditazione interiore e sulla trasformazione individuale, ma gli insegnamenti buddhisti hanno anche un’altra dimensione, un modo di collegare i nostri cuori al mondo dell’azione”.
Dopotutto, il pensiero buddhista è incentrato su una cosmologia basata sull’interconnessione e interdipendenza delle parti. Questa nozione può sembrare astratta all’inizio, ma è palpabile oggi quando pensiamo a questioni come il cambiamento climatico: le azioni delle persone che anche in un angolo del globo creano effetti a catena, grandi o piccoli che siano, in un altro angolo del pianeta, uno per tutti il maestro zen americano David R. Loy il suo libro più conosciuto tradotto anche in italiano da Ubiliber la casa editrice dell’UBI é Ecodharma Insegnamenti buddhisti per affrontare la crisi ecologica[9]:
“La nostra interdipendenza con la Terra significa che non possiamo perseguire il nostro benessere a costo del suo benessere. Quando gli ecosistemi della Terra si ammalano, si ammalano anche i nostri corpi e le nostre società”.
Il buddhismo considera l’ignoranza la radice fondamentale dei nostri problemi. Il primo passo per superare l’ignoranza è divenirne consapevoli, essere coscienti di ciò che non sappiamo.
Un’accusa ai buddhisti impegnati è che dimostrano spesso un’assiduità esemplare nei loro studi religiosi e nelle pratiche spirituali, ma, cosa curiosa, quando si tratta di questioni sociali, sembrano credere che una conoscenza a livello di “Reader’s Digest” sia sufficiente.
I detrattori del Buddhismo impegnato sia esterni che interni al buddhismo si interrogano su cosa sanno i praticanti buddhisti impegnati veramente di Marx (in opposizione al “comunismo” pseudo-marxista)? O su anarchici come Piotr Kropotkin e Emma Goldman[10]? O su visionari utopici come Charles Fourier[11] e William Morris[12]? O sulle critiche socio-psicologiche come quelle di Wilhelm Reich e Paul Goodman[13]? O sui situazionisti come Guy Debord[14] e Raoul Vaneigem[15]? O sulle rivoluzioni popolari e anti-autoritarie, come quelle di Spagna nel 1936, di Francia e Cecoslovacchia nel 1968, del Portogallo nel 1974, della Polonia del 1980? O di avvenimenti più recenti come l’occupazione di piazza Tienanmen o la rivolta dei disoccupati in Francia? (“Non vogliamo il pieno impiego, ma una vita piena!”). Quanti buddhisti impegnati hanno esplorato con serietà almeno uno di questi movimenti? Quanti ne conoscono l’esistenza?
Forse non molti praticanti buddhisti zen conoscono approfonditamente la storia dell’uomo e del suo impegno sociale, ma conoscono bene i problemi che portano alla sofferenza e che il primo passo per superare l’ignoranza è divenirne consapevoli, essere coscienti di ciò che non sappiamo non tanto a livello storico-politico-sociale ma a livello coscienziale, l’ubiquità della sofferenza umana, il ruolo dell’attaccamento nella sofferenza, la consapevolezza, le azioni sane e il sé sono la conoscenza profonda del buddhista praticante ed è da questo livello che il buddhismo impegnato si muove per aiutare la società attivamente, diversamente non sarebbe “buddhismo” impegnato, ma solo impegno sociale.
Alla luce di ciò, si comprendono gli ideali del buddhismo impegnato, che dovrebbe essere la Via del Bodhisattva come nello Zen.
Mi chiedo cosa farebbe il Buddha in questo momento, come si muoverebbe in questo mondo globalizzato e pieno di sofferenza egoica. Come farebbe e come dovremmo rispondere alle crisi che sono così chiaramente interconnesse e inseparabili: le ingiustizie che sono state portate attraverso la storia e si perpetuano, la crisi ecologica che tutte le specie su questa terra affrontano, così come semplicemente i problemi generali che sono in qualche modo istituzionalizzati in molte delle strutture all’interno delle quali viviamo inevitabilmente le nostre vite? Cosa avrebbe fatto Shakyamuni? Quello che ha fatto! Ha meditato sino alla completa conoscenza dell’esistenza umana scoprendo le radici della sofferenza e il loro perché, ha passato tutta la vita a mostrarci la pratica per realizzare noi stessi la nostra Originaria Natura oltre la sofferenza e insegnarci come vivere senza procurare sofferenza, aiutando tutti gli esseri su questa via
L’impegno su questa via è il Buddhismo Impegnato. Chiunque dovrebbe inverare la propria realizzazione dei valori buddhisti nella propria vita sociale e culturale a beneficio della pratica personale e a favore di tutti gli esseri senzienti e non.
Una delle scritte del maggio 1968 diceva: “Siate realisti, chiedete l’impossibile”.
[1] https://www.ibs.it/buddhismo-impegnato-libro-vari/e/9788873056737
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/B._R._Ambedkar
[4] https://www.internazionale.it/notizie/2019/11/26/monaci-birmani-religioni-tradizionali
[5] https://www.interessere.it/14-addestramenti-alla-consapevolezza/
[6] https://www.amazon.com/Interbeing-Thich-Nhat-Hanh/dp/1888375086
[7] https://it.wikipedia.org/wiki/Walt_Whitman
[8] https://www.shambhala.com/seeking-the-heart-of-wisdom-1319.html
[9] https://gategate.it/ecodharma/
[10] https://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=Emma+Goldman
[11] https://it.wikipedia.org/wiki/Charles_Fourier
[12] https://www.ibs.it/terra-promessa-ediz-integrale-libro-william-morris/e/9788831384124
[13] https://en.wikipedia.org/wiki/Paul_Goodman
[14] https://en.wikipedia.org/wiki/Guy_Debord
[15] https://www.ibs.it/revolution-of-everyday-life-libro-inglese-raoul-vaneigem/e/9781604866780