Bompu Zen “ Lo zen delle nostre intenzioni e dei risultati ?”
Tutte le newsPossiamo identificare nella pratica Zen tanti punti importanti di attenzione che ci aiutino a stare nel momento presente con chiarezza e liberare la mente dai “condizionamenti illusori” del nostro ego, come si direbbe nel buddhismo. Lo stare nel momento presente con chiarezza ci permette di conoscere la nostra mente condizionata e condizionante, si perché non è solo la nostra visione della realtà che è interpretata dai nostri schemi mentali e dalla nostra unica visione, ma da questa poi agiamo e condizioniamo a questa visione anche il mondo attorno a noi in un susseguirsi infinito di causa ed effetto di cause condizionanti, da cui è difficile uscirne perché ci coinvolgerà, di ritorno. Per cui il primo passaggio per la nostra mente è riconoscersi condizionata e reattiva, azione assai non facile, perché spesso è un condizionamento così potente da non permetterci neanche di vedere che lo siamo (condizionati). Questo processo di risveglio vuole dire riconoscere che mettiamo sempre in campo la stessa lettura della realtà basata sulla nostra conoscenza, e questo sarebbe normale anche se limitante, basterebbe aumentare la conoscenza per avere maggiori possibilità di lettura e interpretazione della realtà, più conosci più strumenti hai di interpretazione della realtà e di tutti i problemi e sofferenze a cui sei sottoposto.
Ma… la lettura di noi stessi e della realtà non è solo un fattore di “conoscenza” ma di “coscienza” dei valori che noi abbiamo, l’interpretazione della conoscenza e la sua azione non deriva tanto dal conoscere ma dai valori coscienziali che abbiamo. I nostri valori tendono a guidare ognuno di noi nelle numerose scelte che quotidianamente dobbiamo compiere. Da questo punto di vista, quando si pensa ai valori il rischio è quello di finire in un universo astratto che potremmo definire “ciò che pensiamo di sapere e volere”, con il suo carico di contraddizioni e problematiche che questo tipo di pensiero comporta. Per questo non è tanto la conoscenza di come sia condizionata la nostra mente, anche, ma di cosa la condiziona e quali sono i nostri credi e valori che ci fanno muovere verso un tipo di conoscenza e di scelta di vita nel suo agire.
Qui arriva il secondo punto, come liberarci dai condizionamenti che hanno alla base i valori primari di una visione individualista e separata? Pur riconoscendoci preda dei “Veleni” della mente come direbbe il buddhismo, come liberarcene? Ma ancora più in profondità come far nascere il desiderio, l’intenzione un movimento di libertà? Perché non è detto che pur riconoscendo i nostri condizionamenti, la sofferenza e i disastri che producono a noi e agli altri nell’interdipendenza di causa ed effetto, noi si abbia il “desiderio” di cambiare. Non sempre un malato vuole guarire anche avendo la diagnosi esatta e la cura. Tanti sono i fattori che la mente mette in atto per stare nella sua zona di “confort di conoscenza” anche se sofferente, tante le paure, tante le incertezze e tante… le resistenze. Ma allora come iniziare il cammino?
La teoria dice che la consapevolezza di sé arriva quando la persona è pronta per accoglierla e cambiare. Certamente ma cosa la porta ad essere pronta? Il cambiamento è un’esperienza individuale e un percorso unico per ciascuna persona e può derivare da una varietà di motivazioni e situazioni.
Qui sotto ne sono elencate alcune… Per Voi quale o quali sono state le motivazioni? Vi ritrovate in una di queste o sono state altre? È importante sapere quali sono state le nostre motivazioni iniziali e come sono cambiate nella pratica della Via.
- Ricerca del senso dell’Essere: sentire che c’è altro oltre il normale scorrere della vita, insofferenza esistenziale.
- Insoddisfazione personale: sentire un senso di insoddisfazione o vuoto nella propria vita.
- Crescita personale: Il desiderio di migliorare e crescere come individuo.
- Cambiamenti nelle circostanze di vita: eventi come la perdita di lavoro, la fine di una relazione o altri cambiamenti significativi nelle circostanze di vita.
- Pressioni esterne: nella famiglia o degli amici, aspettative della società, ad esempio, la pressione sociale per adattarsi a determinati standard o aspettative di consapevolezza.
- Salute fisica o mentale: problemi importanti di salute, sia fisica che mentale, possono essere un forte motore di cambiamento nello stile di vita.
- Ricerca di felicità: Il desiderio di essere più felici o di trovare un senso più profondo di gioia e soddisfazione nella vita è un motivatore potente per il cambiamento.
Tutte le persone che si approcciano alla meditazione, più o meno, si trovano in queste condizioni.
Ma se stiamo “bene” come stiamo, pur nella sofferenza, non c’è molto da fare, c’è solo la speranza che capiti qualcosa (solitamente che vediamo come negativo) che ci rimetta in discussione.
Se invece pensiamo che pur stando nella situazione di accettazione della zona di “comfort” sentiamo che possiamo stare meglio, anche se mossi da un sentimento egoico, allora abbiamo già qualche speranza per affacciarci al cambiamento. Potremmo dire che pur volendo stare nella nostra zona di “condizionamento/conoscenza confort” ci approcciamo a stare meglio.
La consapevolezza di sé nasce innanzitutto dall’osservazione di sé, un’osservazione da fare senza giudicarsi, allenarsi ad osservare, ascoltare ed ascoltarsi partendo dalle nostre percezioni sensoriali che possiamo riconoscere rispondendo ad alcune semplici domande: cosa pensa la mia mente, cosa vedo con i miei occhi e cosa invece sente il mio cuore?
La pratica fondamentale nello Zen è la consapevolezza dell’essere Originario, della nostra Natura originaria (natura di Buddha, persona risvegliata). Essere consapevoli degli impulsi sensoriali, dei desideri e delle azioni legate al nostro ego è considerato cruciale per superare il ciclo del desiderio e dell’attaccamento all’io condizionato. Alcuni insegnamenti zen sottolineano l’importanza di trovare un equilibrio tra la rinuncia e l’accettazione. Non si tratta solo di rifiutare quello che si è ma di sviluppare una relazione consapevole e sana con sé stessi, imparare cosa lasciare e cosa tenere del nostro io, lo Zen enfatizza l’importanza del momento presente per portare la mente oltre il desiderato futuro. La mente intellettuale-concettuale ha un valore limitato sul cammino spirituale, ma deve essere in una certa qual misura soddisfatta se vogliamo impegnarci pienamente nella pratica o ci disturberà in continuazione. Anche se alla fine la mente comprende che non è in grado di risolvere le grandi domande che, a un certo livello, ci perseguitano per tutta la vita, una certa quantità di lavoro preparatorio deve essere svolto, e la lettura e lo studio possono aiutare in questa preparazione. La lettura può anche aiutarci a capire che il vero lavoro spirituale è così difficile perché non ha nulla da offrire alla mia mente ordinaria sempre assetata di conoscenza e risultati. Si può certamente praticare lo Zen per migliorare la salute e il benessere psicologico, per sviluppare la concentrazione naturale o per migliorare la creatività… perché no? Sono nobili ragioni per l’essere umano, ma non sono il cuore della pratica per realizzare pienamente noi stessi, questo tipo di intenzioni è ciò che Yasutani roshi (Yasutani Haku’un, 1885–1973) avrebbe chiamato Bompu Zen: “ Lo zen delle intenzioni e dei risultati”. La pratica spirituale, la pratica che conduce oltre la forma, oltre il pensiero e l’idea, oltre il senso di sé, produce questi stati di benessere ma non è fatta per produrre questo tipo di risultati. La pratica spirituale può sembrare dal punto di vista dell’io ordinario, “inutile”, ma lo è anche ascoltare musica, o essere in pace con qualcuno che ami, o addirittura vivere. Una delle malattie della nostra epoca è la convinzione che tutto debba avere una utilità.
Il tetto si è bruciato:
ora
posso vedere la luna.
(Matsu Basho)