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Home Precetti, pratica e illuminazione

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Le regole dello Zen

Precetti, pratica e illuminazione sono temi molto ampi. Vedremo perché è importante l’etica buddhista e qual è il suo significato. Approfondiremo la condotta etica e virtuosa del Buddha Shakyamuni, come punto di riferimento di tutte le scuole buddiste.
Faremo una panoramica generale delle regole del Vinaya Dharmaguptaka, il codice monastico che divenne di riferimento per monache e monaci della Cina. Ripasseremo le basi degli Shinji: le regole monastiche che contribuirono a dare solidità allo zen, prima in Cina, poi in Giappone. Entreremo poi nello specifico dei precetti del Bodhisattva, come riportati nel Sūtra Brahmajāla. Analizzeremo i dettagli dei precetti del Bodhisattva e della condotta appropriata. Ne approfondiremo le interpretazioni nel buddhismo originario della Cina e nello zen. Partendo dal Sūtra delle rete di Brahmā vedremo come questa tradizione si è trasformata, arrivando in Giappone e incontrando il Maestro Dōgen.
Approfondiremo la sua speciale sintesi dei precetti del Bodhisattva, delle regole del Vinaya e dello zen. Ci soffermeremo sull’evoluzione della visione di Dōgen attraverso i suoi discendenti.
Il Prof. Aigo Castro sostiene che la pratica dello zen è intimamente collegata alle regole monastiche del Buddha Shakyamuni, ai precetti del Bodhisattva, alle regole del Chan cinese, del Mahāyāna e del Vinaya. Vede una continuità nella trasmissione dei precetti, che vengono integrati dallo zen in una combinazione unica e speciale.
Con il Prof. George Wrisley faremo una considerazione dello Zen di Dōgen attraverso l’etica della virtù di Aristotele
Spesso l’illuminazione, nel contesto del buddhismo zen, è intesa come la necessità di coltivare un particolare stato mentale, che si suppone costituisca il risveglio stesso. Un esempio è l’idea di una mente purificata dai concetti, dalle concezioni e da altre definizioni, in modo che la vera, vuota natura della realtà, del sé e dell’altro, sia compresa. Tuttavia, una tale enfasi sul raggiungimento di un particolare stato mentale può essere un ostacolo alla pratica autentica. Un possibile aiuto in questo caso è cambiare la nostra prospettiva e ri-concettualizzare il risveglio come un’attività, più specificamente un’attività virtuosa. Queste lezioni tentano di realizzare tale spostamento prospettico, esaminando lo Zen di Dōgen alla luce dell’etica della virtù di Aristotele. Come Aristotele vede l’obiettivo della fioritura umana (in greco: εὐδαιμονία) in termini di attività virtuosa, così la comprensione di Dōgen della “meta dello Zen”, cioè il risveglio, sta in una relazione simile all’attività virtuosa.
Pensare Dōgen attraverso Aristotele ci permette di vedere le cose in modo nuovo, così da ottenere una comprensione più profonda della pratica.

Docenti

Il programma

Il Significato della Condotta Etica
I termini chiave dell’Etica Indiana del Dharma
I Precetti e le Regole Monastiche nel Chan Cinese
I Precetti e le Regole Monastiche nello Zen Giapponese
Lo sviluppo dei Precetti e delle Regole Monastiche Soto Zen dopo Dogen
Domande e risposte
Illuminazione, Satori e Kensho
L’eudaimonia e le virtù di Aristotele
La relazione tra Phronesis (saggezza) e Virtù
Da Aristotele a Dogen
Le Virtù in Dogen
Domande e risposte
Genjokoan
Il Significato della Condotta Etica

Con il Prof. Aigo Castro approfondiremo il significato della condotta etica nella sfera individuale, sociale e soteriologica. Del primo ambito fanno parte la conoscenza delle proprie inclinazioni dannose e l’autocontrollo su di esse. Il saggio processo decisionale: consapevolezza che le mie azioni hanno conseguenze che si verificheranno in futuro. La pace interiore data dall’assenza di risentimento, rimorso e inquietudine per le azioni passate. Solo per citarne alcune.
Nella sfera sociale l’etica si declina nell’instaurare relazioni basate sull’affidabilità, la sicurezza, il rispetto e l’apprezzamento, nell’impegno in attività altruistiche e socialmente utili, in relazioni lavorative fruttuose, nelle pratiche virtuose, nelle basi per un prestigio e una prosperità virtuosi.
Nella sfera soteriologica, la rimozione degli impedimenti alla pratica spirituale, la coltivazione della meditazione e della saggezza attraverso l’accumulo di azioni virtuose, offrirne i risultati a beneficio di tutti gli esseri, creare le condizioni favorevoli per le esistenze future e trascendere l’attaccamento ad azioni virtuose.

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I termini chiave dell’Etica Indiana del Dharma

Introdurremo i termini chiave dell’Etica Indiana del Dharma, termini che incontriamo in tutte le tradizioni con differenze minime. È importante avere un’idea chiara di questi concetti, perché tutto il sistema etico del Dharma gira intorno a principi come Azione (karma; gō; 業), Merito (puṇya; fuku 福), Virtù (śīla; kai 戒), Disciplina (vinaya; ritsu 律), Trasgressione (pāpa; aku 惡Ø罪), Difetti (kleśa; bonnō 煩腦), Impedimenti (āvaraṇa; shō 障), Gli undici fattori virtuosi (kuśaladharma), Le dieci azioni virtuose (daśakuśalakarmapatha; jizengōdō 十善業道).

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I Precetti e le Regole Monastiche nel Chan Cinese

Vedremo la tradizione monastica cinese, come riportata nel Chanyuan quinggui il primo codice delle regole dei monasteri Chan. Partiremo dal Dharmaguptaka Vinaya: ”Tutti i Buddha delle tre epoche dicono: “Bisogna lasciare la propria casa e unirsi a un ordine monastico per ottenere la Buddità””. I ventotto patriarchi del Cielo Occidentale e i sei patriarchi della Terra dei Tang che hanno trasmesso il sigillo della mente di Buddha erano tutti śramaṇas. Se ci si purifica solennemente osservando il Vinaya, allora si può diventare un esempio influente di virtù in tutti e Tre i Regni.”
Queste precetti e regole monastiche vennero spesso citati anche nelle opere di Dogen.
Insieme conosceremo anche le principali autorità cinesi del Vinaya e approfondiremo i tre gruppi di Precetti Puri e il Sūtra della Rete di Brahmā.
Scopriremo il processo di ordinazione nella Cina Song e le “Regole di purezza” dei monaci Chan.

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I Precetti e le Regole Monastiche nello Zen Giapponese

Inizieremo con il sistema di precetti di Eisai che sosteneva la necessità di ricevere e rispettare l’insieme dei precetti (Vinaya e Bodhisattva) come fondamento di una corretta pratica dello Zen. Poi approfondiremo il sistema dei Precetti di Dōgen. Nonostante il massimo rispetto per Eisai, la sua comprensione dei precetti era molto diversa. Sostenne che è sbagliato affermare che l’essenza dello Zen si possa trovare semplicemente nell’osservanza dei precetti. In altre parole, l’osservanza dei precetti si manifesta attraverso la condotta mentale, vocale e corporea illuminata, stabilita dai Buddha e dagli Antenati.
La lezione si concluderà entrando nello specifico dei precetti e delle regole monastiche secondo Dōgen.

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Lo sviluppo dei Precetti e delle Regole Monastiche Soto Zen dopo Dogen

Continueremo da Keizan e vedremo come il sistema Sōtō Zen dei precetti e delle regole monastiche, ha dimostrato una notevole resistenza e capacità di recupero nei momenti più turbolenti della storia. Concretamente, dopo il periodo Meiji, l’implementazione di un duplice sistema basato sul monachesimo tradizionale e sui templi familiari-sacerdotali, aveva lo scopo di garantire la trasmissione della vita monastica tradizionale adattandola alla mutevole realtà sociale giapponese contemporanea.
Approfondiremo il valore dei riti funerari Sōtō Zen, per concludere con i precetti e le regole monastiche in epoca moderna e contemporanea.

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Domande e risposte

Il Prof. Aigo Castro risponde alle domande su queste prime 5 lezioni.

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Illuminazione, Satori e Kensho

Questa lezione prende spunto da uno dei corsi che il Prof. George Wrisley tiene all’Università della Georgia del Nord: “Etica da una prospettiva globale”. Inizierà con brani tratti dall’Etica Nicomachea di Aristotele. Come dice ai suoi studenti: “penso che Aristotele si sbagli su molte cose, in particolare le sue opinioni sulle donne, ma il suo quadro etico generale, i concetti e le distinzioni che impiega, sono estremamente utili.” Vedremo come l’approccio teologico di Aristotele può essere facilmente mappato su altre visioni come l’induismo e il buddismo.

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L’eudaimonia e le virtù di Aristotele

In questa lezione il Prof. Wrisley vuole suggerire di usare fruttuosamente la discussione di Aristotele sull’eudaimonia e la virtù, per aiutare a chiarire aspetti importanti del buddismo.
Come per l’etica di Aristotele, che ruota attorno al concetto di eudaimonia, l’induismo e il buddismo, ad esempio, sono incentrati su fini chiaramente identificabili. Dove Aristotele chiede: che cosa costituisce l’eudaimonia? Il buddismo chiede: cosa costituisce l’illuminazione? Quindi possiamo analizzare questa struttura parallela.

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La relazione tra Phronesis (saggezza) e Virtù

In Aristotele, arete (αρετή) significa virtù o eccellenza. Una vita fiorente o eccellente è caratterizzata dall’essere un essere umano virtuoso o eccellente. L’uomo eccellente/virtuoso svolge la sua funzione ragionando bene. Questo coinvolge due aspetti principali: la parte che ragiona direttamente e quella che può ascoltare la ragione. La prima contrappone Ragione Teorica vs Ragionamento Pratico. La seconda è associata alle Virtù Intellettuali. In particolare al Giudizio pratico (Phronesis).
A questo proposito, Aristotele scrive: “E l’opera dell’uomo si compie come risultato del giudizio pratico e della virtù del carattere, poiché la virtù rende giusto il fine a cui si mira e il giudizio pratico rende giuste le cose ad esso collegate.”
Quindi, il desiderio abituale per il bello (to kalon) lavora con il giudizio pratico (Phronesis) per realizzare la funzione/il lavoro umano in modo eccellente.

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Da Aristotele a Dogen

L’etica di Aristotele è incentrata sul fine ultimo dell’Eudaimonia.
Lo Zen di Dōgen è incentrato sul fine ultimo dell’Illuminazione o Risveglio (Bodhi).
Possiamo ri-orientarci e dipingere un quadro dello Zen di Dōgen in parallelo con l’etica di Aristotele.
In questo modo ci allontaniamo un po’ dalla questione del tipo di stato mentale che si suppone sia l’Illuminazione. Sebbene ci siano dei parallelismi tra Aristotele e Dōgen, una differenza molto importante è che Dōgen vede tutto dalla prospettiva della Natura di Buddha come vuoto (sunyata).
Non c’è nulla nel mondo che sia auto-sussistente o immutabile (e quindi nulla di persistente).
Piuttosto, l’intero mondo è una “collezione” interdipendente di cause e condizioni che si manifestano come essere momentaneo. Tutte le apparenti dualità sono in realtà non-duali.

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Le Virtù in Dogen

Così come il desiderio del bello attraversa le Virtù del carattere di Aristotele, allo stesso modo possiamo identificare la versione di Dōgen delle “Virtù del carattere” con l’aspirazione all’illuminazione e i voti del Bodhisattva. Si tratta sia delle Sei Perfezioni (Paramita) sia dei Quattro Voti del Bodhisattva.
Ne “L’insegnamento del Buddha” (Bukkyō) Dogen dice: “Il Veicolo del Bodhisattva consiste nel raggiungere l’insuperabile e completa illuminazione attraverso l’insegnamento. Ovvero la pratica e la realizzazione delle sei paramita. Si tratta solo di raggiungere un’illuminazione completa e insuperabile. Le sei paramita [realizzazioni] sono: il dono, i precetti, la pazienza, lo sforzo, la meditazione e la prajna paramita [saggezza oltre la saggezza].
Queste sono tutte illuminazioni insuperabili, al di là di qualsiasi discussione sul non nato e sul non creato.”

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Domande e risposte

Il prof. George Wrisley risponde alle domande sulle ultime 5 lezioni.

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Genjokoan

Il Rev. Doryu Cappelli terrà degli approfondimenti su Genjo Koan (Manifestazione completa della verità provata). Genjo Koan è il titolo del primo fascicolo della versione in 75 fascicoli dello Shobogenzo, che viene attribuito a Dogen Zenji.

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Materiale didattico

Allegati di Studio

Più di 8 ore di video

12 Lezioni per un totale di più di 8 ore di video disponibili quando vuoi.

13 video-lezioni

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Allegati di studio

4 dispense per rivedere i temi affrontati durante il corso online.

Vinaya Rules and Bodhisattva Precepts in Soto Zen BuddhismShifting our Perspective on Dōgen Zen through Aristotle’s EthicsJapan Studies ReviewGenjokoan

In Italia é la prima volta che alcuni tra i più importanti centri Zen si incontrano su un programma comune, unendo le loro esperienze e competenze. Pur mantenendo le caratteristiche peculiari, di pratica e lignaggio, si accomunano in una proposta di conoscenza e diffusione del Buddhismo Zen, a favore di tutti gli esseri.

Monasteri e Templi

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Anshin
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Progetto realizzato con il patrocinio dell’Unione Buddhista Italiana, fondi 8×1000.

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A chi è rivolto questo corso?

A chiunque voglia approfondire i temi dei Precetti, della pratica e dell’illuminazione nel buddhismo zen.

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