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4.4 MEDITAZIONE SULL’EQUANIMITÀ CON GLI ALTRI


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4.4 MEDITAZIONE SULL’EQUANIMITÀ CON GLI ALTRI

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Meditazione sull’equanimità con gli altri
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MEDITAZIONE ZEN “Meditazioni d'amore: le quattro emozioni creatrici” con il Maestro Tetsugen Serra.

L’Equanimità radicata nella intuizione è il potere di guida.

Come meditare e a cosa serve.

L’attitudine interiore con cui fare questa meditazione sull’equanimità è l’equilibrio o bilanciatore della mente, la non discriminazione. L’equanimità radicata nella intuizione è il potere di guida e contenimento per la nostra vita. Essa sottolinea la direzione che dobbiamo prendere e fa sì che questa direzione sia seguita. L’equanimità guardia dell’ amore e compassione, per evitare di essere dissipati in missioni vane e di andare fuori strada nei labirinti delle emozioni incontrollate. Praticare la Mente della Gioia estingue la tristezza e la depressione della sfiducia. Esalta la fiducia e la bellezza della non conoscenza, dell’apertura ad un mondo nuovo felice e creativo. Questa meditazione sviluppa la capacità di condivisione del proprio essere con tutti, toglie dall’isolamento in cui l’uomo moderno vive.

Praticare la Mente dell’Equanimità estingue l’attaccamento, l’avversione, la rabbia, e l’ impazienza. Lascia che il tempo sia libero di esprimere la natura di ogni cosa, dare ad ogni cosa la giusta importanza. Imparare a dare il giusto valore alle nostre esperienze, alle persone e a tutti gli accadimenti belli o brutti. L’equanimità significa le nostre qualità migliori della mente, fornisce alla compassione il coraggio incrollabile, e il coraggio le consente di affrontare l’abisso impressionante di miseria e di disperazione che si confrontano ancora e ancora nella vita di molti esseri umani. Equanimità è la mano calma e ferma guidata dalla saggezza, indispensabile per coloro che vogliono praticare la difficile arte di aiutare gli altri. Questa è la funzione dell’ equanimità: SENTIRE CON IL CUORE E AGIRE CON LA MENTE

L’equanimità è un perfetto equilibrio incrollabile della mente.

Distenditi o siediti comodamente rilassato senza che nulla ti disturbi. Liberati dalle distrazioni e dai pensieri della giornata. Ora chiudi gli occhi delicatamente e datti il permesso di mantenere calmo il corpo e di essere sveglio e presente per tutto il tempo di questa meditazione. Non hai nient’altro da fare che ascoltare la voce e rilassarti. Prendi tre o quattro respiri profondi, sentendo l’aria che entra dalle narici e riempie il petto, l’addome e tutto il corpo. Distribuisci il respiro in tutto il corpo, Testa, collo, viso, spalle, braccia, mani, schiena, petto, bacino, gambe, piedi… Ascolta, mentre inspiri ed espiri, l’interezza del corpo. Ogni parte è importante ed ha la sua funzione. Continua a respirare profondamente e medita. Non solo sulla Gioia Compartecipe, ma anche sull’Uguaglianza tra gli esseri. E apri il tuo cuore! L’equanimità è un perfetto equilibrio incrollabile della mente, radicata in una visione. Guardando il mondo che ci circonda e guardando nel nostro cuore, si vede chiaramente quanto sia difficile da raggiungere e mantenere l’equilibrio della mente. Guardando nella vita notiamo come si muove continuamente tra opposti contrasti: ascesa e caduta, successo e fallimento, perdita e guadagno, onore e colpa. Sentiamo come il nostro cuore risponde a tutto questo con gioia e dolore, gioia e disperazione, delusione e soddisfazione, speranza e paura.

Queste ondate di emozione ci portano verso il basso e, non appena troviamo un po’ di riposo, siamo coinvolti da una nuova ondata. Come possiamo aspettarci di mettere un piede fermo sulla cresta delle onde? Come possiamo costruire l’edificio della nostra vita in mezzo a questo oceano di inquieta esistenza, se non sull’isola di equanimità. Un mondo in cui quella piccola parte di felicità assegnata agli esseri è in gran parte assicurata, dopo tante delusioni, fallimenti e sconfitte; un mondo dove solo il coraggio di ricominciare, ancora e ancora, promette il successo; un mondo dove la gioia scarsa cresce tra la malattia, la separazione e la morte; un mondo in cui gli esseri che erano a sino a poco tempo fa in contatto con noi con la gioia simpatetica, ora sono nel momento del bisogno della nostra compassione, un tale mondo ha bisogno di serenità. Ma il tipo di serenità necessaria deve essere basata sulla presenza vigile della mente, non sulla ottusità indifferente. Deve essere il risultato di un risveglio di consapevolezza , non il risultato casuale di un umore di passaggio. Ma l’equanimità non merita il suo nome, se deve essere il prodotto di forzatura. In tal caso sarebbe sicuramente indebolita e definitivamente sconfitta dalle vicissitudini della vita. La vera equanimità, tuttavia, dovrebbe essere in grado di superare tutte queste severe prove e di rigenerare la sua forza da fonti interne.

Essa sarà in possesso di questo potere di resistenza e di auto-rinnovamento solo se è radicato in una visione. Quale è la natura di questa visione, di questa intuizione? È la chiara comprensione di come tutte queste vicissitudini della vita hanno origine e della nostra Vera Natura di esseri umani. Dobbiamo capire che le varie esperienze subiscono il risultato del nostro pensare, agire e parlare. Il nostro agire è il grembo da cui scaturiscono e, che ci piaccia o no, siamo gli inalienabili “proprietari” delle nostre azioni. Nulla di ciò che accade a noi proviene da un “esterno”: tutto è il risultato della nostra mente e delle nostre azioni. Perché questa conoscenza ci libera dalla paura, ed è la prima base di equanimità? Tutti i vari eventi della nostra vita, essendo il risultato delle nostre azioni, saranno anche i nostri amici, anche se ci portano dolore. Le nostre azioni tornano a noi in una veste che spesso le rende irriconoscibili. A volte le nostre azioni tornano a noi nel modo in cui gli altri ci trattano, a volte come uno sconvolgimento completo nella nostra vita. Spesso i risultati sono contro le nostre aspettative o contrari alla nostra volontà. Tali esperienze ci indicano le conseguenze delle nostre azioni.

Se impariamo a vedere le cose da questo punto di vista e impariamo a leggere il messaggio trasmesso dalla nostra esperienza, anche la sofferenza sarà nostra amica. Sarà un’ amica che ci mette in guardia contro gli abissi verso i quali ci stiamo muovendo alla cieca. Osservando la sofferenza come nostra maestra e amica sarà possibile sopportarla con equanimità, la nostra gioia così come come il nostro dolore. E‘ l’illusione di un sé che crea sofferenza e ostacola l’ equanimità. Per stabilire l’equanimità come uno stato incrollabile della mente, occorre rinunciare a tutti i pensieri possessivi di “mio”, a cominciare dalle piccole cose da cui è facile distaccarsi. Occorre anche rinunciare alla controparte di tali pensieri, pensare di non-essere. L’equanimità è il coronamento e il culmine di quattro stati sublimi. Ma questo non significa che l’equanimità è la negazione di amore, compassione, gioia simpatetica e che questi siano considerati come inferiori. L’equanimità li comprende e li pervade interamente. E qual è la più alta manifestazione dell’Equanimità? Siamo noi.

Prendi tre o quattro respiri profondi, sentendo l’aria che entra dalle narici, riempie il petto, l’addome e tutto il corpo. Distribuisci il respiro in tutto il corpo: testa, collo, viso, spalle, braccia, mani, schiena, petto, bacino, gambe, piedi… Ascolta l’interezza del corpo mentre inspiri ed espiri. Ogni parte è importante ogni parte ha la sua funzione.

Continua a respirare profondamente e medita in questo modo:

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Possa io non esaltarmi per il guadagno,

Possa io non rattristarmi per la perdita;

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Possa io non esaltarmi per le lodi,

Possa io non rattristarmi per le critiche;

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Possa io non esaltarmi per la fama,

Possa io non rattristarmi per la disgrazia e la cattiva reputazione;

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Possa io non esaltarmi per il piacere fisico,

Possa io non rattristarmi per il dolore fisico,

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Possa io non esaltarmi per il piacere mentale,

Possa io non rattristarmi per la sofferenza mentale.

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Possa io vivere nella pace e comprendere l’equilibrio della vita....

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UBI
Monastreo ZEN
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