Lo Zen e la Dottrina | Lunedì 24 Giugno 2024
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Spesso, nel Buddismo, il termine “dottrina” viene usato con una certa frequenza. Tuttavia, nello Zen, questo termine assume una connotazione diversa rispetto ad altre scuole buddiste.
Nello Zen, esistono due modalità di insegnamento. La prima è una forma di insegnamento adatta a tutti, accessibile e comprensibile. La seconda modalità, invece, è più profonda e mirata al cuore dell’intento del Buddha: il risveglio e l’illuminazione.
Una delle peculiarità dello Zen è che la dottrina e la pratica sono viste come un’unica cosa. Questo è in contrasto con altre tradizioni buddiste, dove spesso gli insegnamenti morali ed etici sono separati dalla realizzazione spirituale. Nello Zen, non esiste tale separazione. La pratica stessa è l’incarnazione della dottrina e viceversa.
Un esempio illuminante di questo principio è il maestro Dogen. Dopo un viaggio di studio in Cina, Dogen ha insegnato che la pratica e la realizzazione non sono due aspetti distinti ma un’unica cosa. Una delle sue citazioni più famose è: “gli occhi sono orizzontali, il naso è verticale”. Questa semplice affermazione sottolinea come la realtà sia già perfetta e completa così com’è. Non c’è bisogno di cercare altrove; tutto è già presente in noi.
Parlando di pratica e studio, è importante sottolineare che, anche se la comprensione intellettuale non porta direttamente alla realizzazione, leggere e studiare rimangono attività fondamentali. Questi atti aprono la mente e supportano la pratica, permettendoci di avvicinarci sempre di più alla verità.
In sintesi, nello Zen, la dottrina e la pratica sono inseparabili. L’insegnamento di Dogen ci ricorda che la realizzazione è già presente nella nostra esperienza quotidiana. Non dobbiamo cercare altrove o seguire pratiche complicate; la verità è già qui, perfetta e completa.