3.5 LA STORIA ZEN CHE GUARISCE

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La storia zen che guarisce

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MEDITAZIONE ZEN “Come Rilassarsi” con il Maestro Tetsugen Serra.

«Gli uomini hanno paura di abbandonare le loro menti, perché temono di precipitare nel vuoto senza potersi arrestare. Non sanno che il vuoto non è veramente vuoto, perché è il regno delle mille possibilità»

Come meditare e a cosa serve.

L’operazione da fare quando stiamo male è molto semplice: basta ricordarsi che c’è un luogo segreto dentro di noi, il nostro spazio vuoto. In quel silenzio invisibile che ci abita, là dove non ci conosciamo, c’è la nostra essenza e assieme la guarigione da ogni disagio. Perché siamo, principalmente, proprio ciò che non vediamo di noi stessi. In quel silenzio rarefatto e invisibile che abita ognuno di noi c’è la prevenzione, la cura, la soluzione dei nostri disagi. Certamente non ce la puoi fare se pensi di avere un problema irrisolvibile, se la prima cosa che fai è chiamare qualcuno per lamentarti, oppure se cominci a rimpiangere il passato, a pensare a come stavi meglio allora, o a considerare come altri hanno affrontato quel problema; non ce la puoi fare così! Bisogna, giorno dopo giorno, procedere come esseri sconosciuti a sé stessi e la vita aprirà strade nuove, offrirà nuove soluzioni: ma spesso non ce ne si accorge, perché la mente è troppo centrata sul quello che pensiamo di sapere. Lasciamo un po’ di silenzio nella mente e si riposerà da ogni dolore. Non fare finta di nulla, accettati come sei. Perché solo quando ci si sente disorientati e in balìa degli event, quando ci si sente vinti, schiacciati, al tappeto [...] solo allora qualcosa si muove […]. Crea silenzio dentro di te con la meditazione e nascerà la strada per affrontare ogni sofferenza e dolore.

Storia Zen “Una strada fangosa”

Una volta Tanzan ed Ekido camminavano insieme per una strada fangosa. Pioveva a dirotto. Dopo una curva, incontrarono una bella ragazza, in chimono e sciarpa di seta, che non poteva attraversare la strada. «Vieni, ragazza,» disse subito Tanzan. Poi la prese in braccio e la portò oltre le pozzanghere. Ekido non disse nulla finché quella sera non ebbero raggiunto un tempio dove passare la notte. Allora non poté più trattenersi. «Noi monaci non avviciniamo le donne» disse a Tanzan «e meno che meno quelle giovani e carine. È pericoloso. Perché l’hai fatto?». «Io quella ragazza l’ho lasciata laggiù» disse Tanzan. «Tu la stai ancora portando con te?»

Voi con chi vi identificate maggiormente? Con Tanzan o Ekido? Quali punti trovate, in questa storia zen, corrispondenti alla vostra?

Siamo sempre assieme a qualcuno con cui dobbiamo confrontarci. Sempre le difficoltà appaiono all’improvviso e ci colgono di sorpresa, non possiamo pensare di prepararci, ma solo di essere spontanei e consapevoli quando appaiono. «Vieni, ragazza,» disse subito Tanzan. Poi la prese in braccio e la portò oltre le pozzanghere. Tanzan si propone all’aiuto. Si fa carico e prende su di sé la responsabilità del momento presente senza problemi.

Ekido non parla, non è spontaneo, costruisce nella sua mente, elabora mentalmente fino all’arrivo al Tempio. Quando non poté più trattenersi disse: «Noi monaci non avviciniamo le donne» disse a Tanzan «e meno che meno quelle giovani e carine. È pericoloso. Perché l’hai fatto?». “Noi monaci” identificazione identità di riconoscimento sicurezza. “non avviciniamo le donne”, la paura della diversità, Ekido di fronte al tempio parla di regole di leggi scritte la sicurezza prescritta, non quello che ha nel cuore. «Io quella ragazza l’ho lasciata laggiù» disse Tanzan. «Tu la stai ancora portando con te?» Vivere il momento presente libera dalle memorie indesiderate, la vera mente da principiante prende vita. E voi chi vi sentite nella vita Ekido o Tanzan?